Tracce di Pfas anche nel pesce e nei frutti di mare: una verità preoccupante

Tracce di Pfas sono state rinvenute in alcune tipologie di pesce e frutti di mare, tanto da scatenare l’allerta anche per conseguenze future.

Il consumo di pesce viene incoraggiato perché sicuramente ottimale per la salute. I dati che emergono ora da analisi condotte su quello in vendita non sono incoraggianti. Il problema riguarda nello specifico tracce di Pfas che sono state rilevate e che hanno portato a galla una verità preoccupante.

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Pfas nel pesce e nei frutti di mare, cosa evitare (cookeatshare.it)

Secondo gli esperti della Geisel School of Medicine negli Usa, ci sarebbero tracce anche all’interno di alimenti che si pensava fossero esenti da questo problema. Il pesce deve già fare i conti con i problemi relativi all’accumulo di sostanze dannose per l’organismo, ora questa novità non aiuta affatto. In particolare, sono proprio gli alimenti provenienti dal mare ad essere esposti alle sostanze perfluoroalchiliche.

Pfas nel pesce e nei frutti di mare: gli alimenti da evitare

Secondo lo studio ad essere a rischio sono frutti di mare e pesce, quindi le specie più comuni che sono ampiamente utilizzate. Delle 26 specie marine analizzate come merluzzo, aragoste, gamberi, tonno e altri pesci di uso comune, alcune specie registravano dei picchi preoccupanti.

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Alimenti a rischio Pfas, cosa fare (cookeatshare.it)

Per gamberetti e aragoste, quindi per i crostacei in modo particolare, sono risultati livelli molto più alti degli altri. Rispettivamente avevano 1.74 e 3.30 nanogrammi per grammo di carne. Non è chiaro perché alcune specie siano più contaminate di altre, quello che è certo però è che questo dato è preoccupante tanto per la salute quanto per l’ambiente.

I molluschi potrebbero risultare i più esposti in generale, ma è chiaro che bisogna correre ai ripari. Se il tonno è già attenzionato per la questione mercurio, ora con questo altro problema nasce una domanda importante su quello che sarà il futuro del consumo di pesce. Questi composti chimici sono allarmanti e sono stati scoperti già negli anni quaranta ma oggi vantano una presenza capillare e quindi molto pericolosa.

Oggi si trovano oltre 4.000 sostanze facilmente identificabili che arrivano proprio da prodotti usati a livello industriale, sono soprattutto idrorepellenti e oleorepellenti che finiscono nelle acque e nella catena alimentare. L’EFSA ha parlato di un aumento a livello europeo di queste sostanze, esprimendo preoccupazione per le possibili gravi conseguenze sulla salute dell’uomo.

Sono sostanze tossiche, da tenere sotto controllo, che si accumulano e sono contaminanti. Capire bene cosa consumare ed evitare di eccedere con prodotti a rischio è molto importante perché ad oggi non c’è una reale soluzione per arginare il problema se non prendere atto delle indicazioni degli specialisti e quindi provare a contenere il consumo di quelli che sono gli alimenti più esposti.

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